6 gen 2012

DIAFRAMMA

Con questo post porremo la nostra attenzione su un altro parametro molto importante per scattare ottime fotografie, ovvero l'apertura del diaframma.

Wikipedia lo definisce come  "un'apertura solitamente circolare o poligonale, incorporata nel barilotto dell'obiettivo, che ha il compito di controllare la quantità di luce che raggiunge la pellicola (in una fotocamera convenzionale) o i sensori (in una fotocamera digitale) nel tempo in cui l'otturatore resta aperto (tempo di esposizione)."


Come nel caso dell' otturatore, illustrato nel post precedente, il diaframma regola la quantità di luce che andrà a colpire il sensore. La differenza sostanziale è che mentre l'otturatore è situato nel corpo della fotocamera il diaframma si trova nell'obiettivo.


Il funzionamento del diaframma è controllato da una piccola leva posta all'interno dell'obiettivo che gestisce direttamente le lamelle facendole aprire o chiudere come si vede in figura






L'apertura è indicata con la lettera " f " seguita da un numero, più piccolo è il numero più il diaframma è aperto.
Nella figura in alto infatti notiamo che a f2.8 il diaframma è completamente aperto, ovvero l'obiettivo è alla sua apertura massima. A f11 invece si arriva alla minima apertura.


Probabilmente vi starete chiedendo quale sia il motivo per cui è stato inserito un diaframma nell'obiettivo che vada a gestire la luce in entrata, quando pochi centimetri dopo, all'interno della fotocamera, è già presente l'otturatore con apparentemente lo stesso scopo.
Ebbene il motivo esiste ed è semplicemente quello che otturatore e diaframma non hanno affatto lo stesso scopo.


Il diaframma influenza la profondità di campo, non ha nulla a che vedere quindi con la velocità di scatto come l'otturatore. Prima di continuare la trattazione però è giusto soffermarsi sul concetto di profondità di campo.


Essa è la porzione di spazio posta anteriormente e posteriormente al soggetto messo a fuoco che appare nitida nella foto.
Per afferrare meglio il concetto si può fare una semplice prova. Se osserviamo una penna posta vicino ai nostri occhi noteremo che lo sfondo dietro di essa apparirà sfocato. Questo perché i nostri occhi riescono a mettere a fuoco la penna, ma non lo sfondo. Questa si definisce bassa profondità di campo cioè si riesce a mettere a fuoco un' area poco profonda dello spazio.


La profondità di campo è influenzata dall'apertura del diaframma. Grandi aperture infatti hanno basse profondità di campo, mentre piccole aperture garantiscono una profondità più estesa. 
Vediamo alcuni esempi:                                        






Nikon D3100; Nikon 18-55 f 4 foto Gianni Luccheo









Le prime due foto sono state scattate con un diaframma aperto a f 4, infatti 
lo sfondo alle spalle è completamene sfocato.
Nikon D3100; Sigma 70-300 f 4 foto Gianni Luccheo
Questo effetto è gradevole in fotografia perchè da maggior risalto al soggetto principale isolandolo e concentrando su di esso l' attenzione dell'osservatore.











Nikon D3100; Nikon 18-55 f 11 foto Gianni Luccheo


















Questo scatto invece è stato realizzato a f 11 cioè chiudendo maggiormente il diaframma.Questo ha permesso di mantenere i dettagli anche all'orizzonte.






L'apertura del diaframma è motivo di attenzione particolare nell'acquisto di un obiettivo.
Alcuni molto luminosi, cioè con grandi aperture del diaframma permettono buone foto notturne. Inoltre obiettivi fissi come il 50 mm f 1.4 o il 35 mm f 1.8, ( il numero indica l'apertura massima) sono molto usati nei ritratti in quanto la loro grande luminosità permette di dare risalto ai dettagli del viso, e la ridotta profondità di campo da l'effetto sfondo sfocato molto gradevole, il quale è definito in fotografia con il termine giapponese Bokeh.




Concludiamo così il secondo articolo sull'esposizione, nel prossimo parleremo di sensibilità ISO e capiremo come essa ha effetto sulle nostre foto.


Come sempre vi ringrazio per la lettura.
Saluti.


Gianni Luccheo

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