18 lug 2012

Paesaggi-Landscape

I paesaggi sono forse alcuni dei soggetti più ricercati da fotografi professionisti e non.
Che siano essi paesaggi di mare, di montagna, ampie valli o skyline di città notturne, chiunque dinanzi a tali spettacoli della natura ha la sensazione che il tempo si fermi.
Ebbene può sembrare semplice prendere la fotocamera, puntarla verso l'orizzonte e ottenere immagini indimenticabili, ma, inutile dirlo, non è così.
Alcuni professionisti hanno fatto di questo tipo di fotografia il loro lavoro e nel corso degli anni sono riusciti a perfezionare la loro tecnica, la capacità di interpretare i fenomeni atmosferici al fine di migliorare gli scatti finali e soprattutto di evitare di mettere in pericolo se stessi e la propria attrezzatura.

Ovviamente non bisogna essere per forza fotografi del National Geographic per ottenere immagini che soddisfino i nostri gusti, come sempre alcuni consigli e accorgimenti permetteranno di migliorare di molto i nostri scatti.

Vediamo come sempre quali sono gli "attrezzi del mestiere" che sono indispensabili per ottenere delle buone foto di paesaggi.

  • Fotocamera digitale. Come sempre facciamo riferimento a modelli DSLR (reflex) ma qualsiasi fotocamera che ci permetta di gestire i parametri dell'esposizione si presta a tale utilizzo.




  • Treppiede. E' importante che esso sia robusto e stabile. Non è consigliabile risparmiare su questi importanti strumenti in quanto un treppiede poco stabile non solo provoca foto mosse in caso di vento forte, ma rischia di far cadere e danneggiare la nostra attrezzatura. Alcuni modelli posseggono un gancio nella parte bassa al quale si può attaccare un sacco pieno di sabbia o sassi per dare maggiore stabilità alla struttura.

  • Filtri. Quando si parla di filtri si entra in un argomento molto ampio e tecnico. Esistono due tipi di filtri:

  1. ND ( neutral density). Sono vetrini scuri che servono a limitare la luce in entrata nell'obiettivo. Essi a loro volta possono essere interi o graduati, questi ultimi,  in cui solo la parte alta del vetrino è scura, servono a limitare la luce del cielo al fine di evitare che esso sia sovraesposto rispetto al resto dell'immagine.
  2. Polarizzatori. Hanno un funzionamento più complesso, in breve essi riducono i riflessi indesiderati provenienti da superfici come acqua o metalli, inoltre rendono i colori più saturi.




  • Cavo di scatto remoto. In particolari condizioni,  magari con poca luce, avremo bisogno di utilizzare tempi molto lunghi. Al fine di ridurre al minimo le vibrazioni può essere utile collegare alla fotocamera un cavo di scatto remoto. Esso inoltre permette di prolungare l'esposizione utilizzando la funzione BULB ,nella quale l'otturatore resta aperto per tutto il tempo che vogliamo.

  • Obiettivo grandangolare. E' consigliabile utilizzare nella fotografia paesaggistica lenti grandangolari cioè obiettivi che hanno un elevato angolo di campo. In poche parole questi obiettivi permettono di catturare in un unico scatto grandi porzioni di paesaggio. 




Che dire invece della tecnica? Come si possono ottenere buone immagini utilizzando l'attrezzatura appena elencata?
La cosa più importante da ricordare è che la fotografia paesaggistica è, in buona parte, pianificazione.
Non serve iniziare a scattare a raffica ogni volta che posiamo lo sguardo su uno scorcio di panorama, al contrario cerchiamo di capire come sfruttare al meglio quella occasione per portare a casa lo scatto migliore.
Come sentiremo dire più volte non è importante la quantità di foto che riusciamo a fare, ma la loro qualità.

Vediamo quindi alcuni pratici consigli per ottenere paesaggi mozzafiato:

foto di Gianni Luccheo
  •  Aspettate il momento migliore.
Quando si trova la location giusta bisogna cercare di non farsi prendere dalla fretta. Spesso si ha la tendenza a scattare, osservare il risultato, e (se esso ci soddisfa) andare via. Questo è proprio quello che vorremo evitare. Bisogna prendere del tempo per ogni foto. Scattare al momento migliore significa scegliere l'ora della giornata più adatta a rendere quel paesaggio perfetto. I fotografi utilizzano la così detta  "golden hour" (ora d'oro) che spesso coincide con i minuti precedenti all'alba o quelli subito dopo il tramonto. In questi istanti il cielo assume sfumature stupende ed il paesaggio si mostra in tutta la sua bellezza. Ovviamente non sempre è possibile stare ore ad aspettare le condizioni ideali, ma come abbiamo detto precedentemente l'importante è pianificare. Se ci rendiamo conto che per ottenere un ottimo scatto bisogna aspettare molto tempo, potremo tranquillamente tornare in secondo momento, magari ad un orario più vicino alla golden hour.

  • Occhio all'orizzonte.
 Quando si scattano foto di paesaggi bisogna stare molto attenti che l'orizzonte non sia inclinato. Questo penalizzerebbe molto il risultato finale in quanto esso in natura ci appare sempre perfettamente orizzontale, per cui è così che deve presentarsi nelle nostre foto. Alcune fotocamere hanno uno strumento interno visibile sul display che ci consente di posizionare la macchina nella posizione corretta. Anche alcuni tripod posseggono una piccola livella che può tornare utile. Se non disponiamo di questi strumenti possiamo sempre intervenire in post-produzione per posizionare correttamente la linea dell'orizzonte.
1) foto di Gianni Luccheo


















2) foto di Gianni Luccheo
come appare evidente dalle immagini riportate, nella foto 2 l' orizzonte non è posizionato correttamente (leggermente inclinato verso sinistra) dando alla foto un aspetto innaturale, che di certo non colpisce l'attenzione dell'osservatore.


  • Bilanciamento del bianco.
Possiamo provare a scattare impostando la fotocamera in "Luce solare diretta" (circa 5560K). Questo perchè spesso il WB Auto può non riuscire ad interpretare al meglio i colori del cielo, soprattutto al tramonto. Scattando in RAW  comunque si ha il vantaggio di poter modificare il WB in post-produzione.

  • Esposizione
Il risultato più difficile da ottenere è la giusta esposizione in tutte le parti della foto. Ad esempio scattando di giorno può non essere facile esporre correttamente  un campo di fiori e contemporaneamente il cielo (molto più luminoso). Ci sono vari modi per ovviare a questo problema. Il primo, e forse quello migliore, è utilizzare dei filtri. Come detto prima i filtri ND graduati ci permettono di scurire la parte alta della foto, mantenendo così i dettagli del cielo, e intanto esporre correttamente la parte sottostante. Un altro modo è intervenire in post-produzione, grazie alla quale si possono aggiungere filtri digitali per recuperare dettagli, duplicare i livelli e modificare i metodi di fusione per saturare il cielo. Esiste inoltre una tecnica detta HDR ( hight dinamic range) di cui parleremo in seguito, che permette di utilizzare scatti diversamente esposti per ottenere un unico file.

  • Composizione.
Quando si fotografano paesaggi si rischia si proporre all'osservatore foto banali. La regola dei terzi è una delle regole di composizione che un buon fotoamatore dovrebbe rispettare. Essa afferma che è possibile dividere la nostra fotografia in 9 aree delimitate da due linee verticali e due orizzontali. Esse formano quattro punti di incontro, tali punti sono considerati punti di interesse poiché l'occhio umano si sofferma naturalmente su di essi. Per questo posizionare il soggetto o un dettaglio del soggetto su uno di questi punti rende la foto molto più interessante. Lo stesso vale per le linee. Prima abbiamo detto che l'orizzonte non deve essere inclinato, ma dove va posizionato? Rispettando la regola dei terzi potremo posizionarlo sulla linea inferiore per dare risalto al cielo, o su quella superiore per dare più attenzione ai riflessi sul mare. Per cui un paesaggio in cui la linea dell'orizzonte appare al centro dell'immagine potrebbe sembrare scontata. Ovviamente queste sono indicazioni e non dovrebbero inibire la nostra creatività. E' sempre il fotografo che decide ciò che è meglio per i suoi scatti.
 1)  foto di Gianni Luccheo
Nella foto 1 possiamo vedere come l'orizzonte sia  posizionato sulla linea inferiore, dando risalto alle sfumature del cielo. Inoltre i soggetti (cioè ombrellone bici e bambino) sono posizionati sui punti di incontro del terzo inferiore. In questo modo l'intera foto appare ordinata e ben composta.
2)   foto di Gianni Luccheo 
Nella foto 2 invece l'orizzonte è posto sulla linea superiore per dare maggiore attenzione all'acqua che grazie ad una lunga esposizione crea il famoso effetto seta. Inoltre il masso di roccia è posizionato su un punto di incontro.


Questi sono alcuni consigli utili che ci permettono di ottenere buone foto paesaggistiche. Come sempre l'immaginazione e la capacità del fotografo di trovare l'inquadratura perfetta sono ingredienti necessari a tal fine. Molto spesso può essere utile osservare lavori di altri fotografi per capire quale stile è il più adatto alla nostra personalità e capacità, in modo da creare con il tempo uno stile tutto nostro, che si distacchi da quello di chiunque altro, anche perchè sarebbe troppo facile limitarsi a "copiare" o ricreare foto di successo, e ovviamente questo non darebbe nessuna soddisfazione. Quindi il tutto va fatto sempre nel massimo rispetto verso l'autore delle foto che osserviamo. Questo ci consente anche di prendere confidenza e familiarità con le tecniche di composizione ,infatti una volta che l'occhio si abitua a certi standard di composizione, verrà naturale, guardando gli scatti degli altri, capire cosa essi hanno voluto trasmettere nella  foto e quali scelte hanno fatto al momento dello scatto. Alla fine la fotografia può essere interpretata anche in questo senso, una forma di comunicazione tra individui che, spesso a distanza di decenni, si ritrovano a fissare la stessa immagine ed a provare le medesime sensazioni...


Grazie.
Gianni Luccheo.

26 mag 2012

Macro /Close-up

Molto spesso si sente parlare di macro fotografia.
Nell'immaginario comune essa è semplicemente una tecnica che permette di scattare foto di soggetti molto ravvicinati. In realtà si tratta di concetti più complessi e per questo bisogna fare chiarezza su alcune terminologie.
  • La Macro fotografia permette di ingrandire il soggetto con un rapporto 1:1, ciò significa che nella "vera" fotografia macro il sensore cattura il soggetto nelle sue reali dimensioni. 
  • Nella fotografia Close-up, invece, non si raggiunge il rapporto 1:1, di solito si parla di rapporti 1:5 e nelle migliori delle ipotesi di 1:2. Questo vuol dire che il soggetto non è catturato dal sensore nelle sue reali dimensioni, per cui per ingrandirlo ulteriormente siamo costretti a tagliare la foto (crop), il che non è sempre consigliabile in quanto ha come conseguenza la perdita di risoluzione.

Questo tipo di fotografia può essere applicato in ambito naturalistico, (scegliendo di fotografare fiori, coleotteri, farfalle, libellule e tantissimi altri soggetti) ma è molto usato anche nella fotografia stil life ovvero nel presentare all'osservatore foto in cui oggetti comuni, in determinate circostanze e da certi punti di vista, mostrano un lato che pochi conoscono.

In questo post parleremo prevalentemente di fotografia naturalistica.
Vediamo prima di tutto cosa occorre per dedicarsi a questo tipo di fotografia e ottenere risultati soddisfacenti.




STRUMENTAZIONE

  •  Fotocamera. Come sempre facciamo riferimento alle DSLR (digital single lens reflex) in quanto esse consentono di gestire i valori dell'esposizione manualmente.



  • Obiettivo macro/close-up. Scegliendo un obiettivo specifico per questo tipo di fotografia avremo sicuramente più possibilità di ottenere scatti notevoli. Questo non vuol dire che non si possa provare con normali lenti, ma come riportato di seguito il vero problema è la distanza minima di messa a fuoco.

  • Flash esterno. Quando si scattano foto da una posizione molto ravvicinata rispetto al soggetto può capitare di coprirlo con la nostra stessa ombra. E' di norma sconsigliato posizionarsi tra il sole e il soggetto da fotografare, ma non sempre è possibile scattare la foto perfetta da un altra inquadratura, per questo l'utilizzo di un flash ci permette di scattare la foto schiarendo le ombre indesiderate. Inoltre se il flash è esterno è possibile posizionarlo lateralmente al soggetto per effetti di luce creativi. Una tecnica molto particolare è quella di posizionare un flash esterno dietro al soggetto, (facendo attenzione a non far arrivare il lampo direttamente nell'obiettivo) e contemporaneamente usare il flash on camera alla minima potenza per illuminare la scena. In questo modo creiamo uno sfondo nero che isola il soggetto e permette di focalizzare l'attenzione solo sul componente principale della fotografia.


Obiettivi macro

Gli obiettivi macro possono essere tranquillamente utilizzati per scattare normali foto, la loro differenza è (oltre a quella di avere generalmente una maggiore nitidezza) quella di poter mettere a fuoco il soggetto da distanze ravvicinate.Esistono obiettivi macro che mettono a fuoco senza problemi da 20 cm o meno.Questa grandezza è definita distanza minima di messa a fuoco ed è la minima distanza che deve esserci tra il sensore ed il soggetto (con un dato obiettivo) in modo da avere il soggetto a fuoco. Come mostra l'immagine, evidentemente fuori fuoco, bastano anche pochi centimetri per uscire da questo range.
La distanza minima di messa a fuoco di un obiettivo è dovuta alle sue caratteristiche stesse, alla qualità e al numero di lenti interne.

Distanza dal soggetto
E' importante, quando si scattano foto di animali, considerare a che distanza dovremo trovarci dal soggetto.
E' impossibile potersi posizionare a 10 cm da una farfalla, o da un libellula, senza farla volare via.
Esistono infatti lenti macro che grazie a lunghezze focali maggiori risolvono questo problema. Ad esempio il 105mm, ottimo per insetti e animali molto diffidenti.
Personalmente posseggo un sigma 70-300 che ad un prezzo davvero accessibile mi da la possibilità di scattare foto close-up a una distanza di circa 90 cm, raggiungendo ugualmente rapporto di ingrandimento di 1:2.

Profondità di campo
Un altro fattore da considerare è che nella fotografia macro la profondità di campo è molto ridotta.
Essa diminuisce se ci avviciniamo al soggetto, per cui scattando una foto da 20 cm otteniamo una profondità di campo sottilissima. Questo può essere un vantaggio se desideriamo ottenere un gradevole Bokeh sullo sfondo ma dobbiamo stare attenti a non lasciare fuori fuoco tratti di soggetto che renderebbero la foto meno interessante.
Per ovviare a ciò possiamo decidere di scattare con diaframmi più chiusi per aumentare la profondità di campo.


Vi lascio con alcune foto che ho scattato nel corso del tempo, ritraggono vari impollinatori all'opera e la maggior parte di esse sono state scattate con il 70-300.


foto di Gianni Luccheo
In questa foto ho utilizzato un flash per schiarire la ombre sul dorso degli insetti e per rendere più satura la loro livrea.

foto di Gianni Luccheo
Spesso, come in questo caso, la foto è composta solo dal soggetto e da pochi altri elementi. Per renderla più interessante ho posto il soggetto lateralmente e ho fatto in modo che il ramoscello su cui era posato formasse una diagonale lungo tutto il frame.

foto di Gianni Luccheo


foto di Gianni Luccheo

foto di Gianni Luccheo
A volte bisogna osservare attentamente il campo in cui si sta fotografando, i soggetti più interessanti possono essere i più piccoli, come nel caso di questo coleottero che sfoggia la sua livrea sulla quale sembra dipinta una maschera.

Si conclude qui questo post riguardante macro e close-up.
Ovviamente è molto difficile far rientrare un discorso così ampio come la macro fotografia in un piccolo post, i concetti da illustrare e spiegare sono molti e legati tra loro.
Come sempre faccio del mio meglio per essere chiaro e semplice. Vi invito a provare sul campo le nuove tecniche che stiamo pian piano illustrando, questo è il miglior modo per apprenderle al meglio.

Grazie.
Gianni Luccheo

12 mag 2012

Effetto Seta

L'acqua, forse uno dei soggetti dominanti nella fotografia paesaggistica.
Spiaggie, fiumi, ruscelli sono tutte ambientazioni dove l'acqua è l'elemento predominante nello scatto.

 Anche al sottoscritto, in quanto appassionato di fotografia paesaggistica, piace includere negli scatti questo meraviglioso elemento.
foto di Gianni Luccheo
Esso conferisce dinamismo in foto che ad esempio ritraggono onde o tempeste, riesce a trasmettere sensazioni di pace e benessere, o ancora può
dare un tono drammatico allo scatto.
foto di Gianni Luccheo









Esiste inoltre una tecnica in fotografia in cui l'acqua gioca un ruolo primario, e che fa assumere alle nostre foto un aspetto insolito, in alcuni casi quasi spettrale.
Stiamo parlando del cosiddetto effetto seta.


Questa tecnica sfrutta l'utilizzo di una prolungata esposizione, nell'ordine di 6-10 sec.
In questo modo l'acqua che scorre e si muove alla sua normale velocità viene catturata dal sensore creando una scia dovuta all'effetto mosso che segue il suo corso. Ovviamente maggiore sarà la portata dell' acqua migliore sarà il risultato.
E' sicuramente di aiuto come sempre usare le immagini più delle parole per spiegare queste tecniche, per cui seguono alcuni miei scatti in cui ho usato l'effetto seta.



foto di Gianni Luccheo

foto di Gianni Luccheo

foto di Gianni Luccheo
 Come si può notare della immagini, la particolarità di questa tecnica sta proprio nel fatto che essa da origine a qualcosa che non sembra, anzi non è, reale. Questo perchè la lunga esposizione crea una distesa velata simile ad un tessuto sulla superficie dell'acqua (ed e per questo che è definito effetto seta).

La spiegazione di questa tecnica è semplice da capire in quanto fa riferimento al tempo di scatto.
Come sappiamo tempi di scatto molto lunghi originano immagini "mosse" ed e possibile sfruttare questo elemento a proprio vantaggio.
Visto che nella composizione l'acqua è l'unico elemento a muoversi, si creerà un contrasto interessante tra il movimento "vellutato" dell' acqua e la restante parte statica del paesaggio, composta da rocce, foglie, arbusti, piante e così via.

In questo modo non è solo possibile scattare meravigliose immagini grandangolari, (come nella prima e nella terza immagine) ma anche soffermarsi su dettagli della composizione, (come nella seconda immagine) che mettono in risalto il contrasto tra l'acqua in movimento e le foglie ferme sulla roccia coperta dal muschio.

Strumentazione

  • Ovviamente la prima cosa che vi serve è una fotocamera digitale sulla quale sia possibile impostare la modalità manuale per utilizzare tempi di scatto lunghi. Io uso la mia Nikon D3100 che essendo una DSLR ( digital single lens reflex) è perfetta per questo utilizzo.

  • Dovendo utilizzare tempi di scatto che vanno dai 6 ai 10 sec sarà indispensabile un buon treppiedi. Esso dovrebbe essere il più possibile solido e resistente, visto che sicuramente (come nel mio caso) vi troverete a dover immergere parte di esso in acqua per scattare dalla posizione migliore, per cui fate attenzione a dove poggiate il treppiedi e fate sempre in modo che sia in una posizione stabile. In commercio ci sono moltissimo treppiedi di svariati marchi, alcuni molto economici ma poco affidabili, altri molto molto costosi ma di una fattura e un livello indiscutibili. Sta a voi valutare il più adatto in base alle proprie possibilità e necessità.


  • Un altro fattore da considerare è la luce. Dovendo scattare di giorno e con tempi molto lunghi è indispensabile utilizzare un filtro ND (densità neutra) da montare sull'obiettivo. Esso limita la luce in entrata nella lente, per cui vi permetterà di usare tempi lunghi anche in giornate molto soleggiate. Senza questi filtri infatti la luce che colpisce il sensore sarà troppa e tutte le vostre foto saranno sovraesposte ed inutilizzabili. Ne esistono di vari tipi in commercio e di tutti i diametri, sono segnati da numeri indicanti di quanti stop fanno calare l'esposizione.


  • Sarebbe inoltre utile utilizzare uno scatto remoto per ridurre le vibrazioni visto che scattando con un tempo di 10 sec la minima oscillazione è amplificata, ma si può benissimo utilizzare l'autoscatto a 10 sec per permettere alla fotocamera di fermarsi completamente dopo aver premuto il pulsante di scatto.



Consigli

Per ottenere immagini molto accattivanti è sempre meglio scegliere giornate non molto soleggiate, anche se usiamo un filtro ND infatti la minor quantità di luce ci permetterà di allungare ulteriormente i tempi di scatto per ottenere risultati ancora migliori.

Inoltre è consigliabile scattare in formato RAW per avere più libertà in ambito di post-produzione soprattutto nel valutare quale è il bilanciamento del bianco corretto e aumentare contrasto e saturazione.

Un suggerimento molto utile può essere quello di scattare dopo una giornata di pioggia in modo che i corsi d'acqua abbiano una portata accettabile. Come detto prima infatti maggiore è la portata dell'acqua migliori saranno i risultati. Ma in tal caso badate bene alla sicurezza vostra e dell' attrezzatura.




Queste sono sommariamente tutte le informazioni su questa particolare tecnica.
Spero di essere stato chiaro ed esaustivo.
Come sempre esorto chi è interessato a provare e  riprovare sul campo perchè il miglior modo per imparare non è leggere, ma scattare.

Grazie.
Gianni Luccheo.



1 mar 2012

Flash esterno

Da qualche settimana ho acquistato un flash esterno, più precisamente uno Yongnuo Y560.
Devo dire che paragonato ad altri modelli ha un costo incredibilmente ridotto, mi è costato 85 euro.
E' un prodotto di origine cinese quindi particolarmente indicato per i "lampisti" alle prime armi che non vogliono investire un capitale, magari per testare le proprie capacità o avere un assaggio delle regole e dei meccanismi implicati in questo ambito.
Uno dei vantaggi di questi flash compatibili è che imitano prodotti di marche più prestigiose che hanno riscosso un notevole successo, offrendone, più o meno le stesse caratteristiche ad un prezzo molte volte inferiore.
Yongnuo Y560
Il modello in questione, lo Yongnuo Y560, si ispira ad un famoso modello Canon il cui prezzo si aggira intorno ai 300 euro. Propone una potenza simile e anche il design lo è.              

Ovviamente c'è da dire che un prezzo così basso comporta degli svantaggi, i materiali di costruzione non sono impeccabili, i menù e le funzioni risultano più "spartani". Bisogna quindi valutare se un risparmio così consistente porta nello stesso tempo ad un prodotto che soddisfa le nostre necessità.
Questo discorso ovviamente è legato alla consapevolezza di cosa realmente ci occorre, di quali funzioni o tecnologie deve essere dotato il dispositivo che dobbiamo utilizzare.

I vantaggi derivanti dall'utilizzare un flash esterno sono vari:

1) Gestire la potenza tenendo conto della focale, modificando così la quantità di luce in uscita e l'angolo che essa andrà ad illuminare.

2) Poter utilizzare il flash separato dalla fotocamera (off-camera). Quando la fonte di luce è posta di fronte al soggetto (ad esempio utilizzando il flash interno della fotocamera) si crea un'illuminazione piatta e le ombre sono dure e contrastate, un risultato non molto interessante. Quando invece si utilizza un flash esterno è possibile posizionare la fonte di luce lateralmente in modo da formare ombre gradevoli sul soggetto e rendere il tutto più naturale.



3)  Poter applicare sul flash gel colorati per dare effetti particolari alle foto, ad esempio per dare un tono singolare ai ritratti o dare all'acqua o al cielo un colore blu brillante.







4) Usare ombrelli o soft-box per rendere la luce meno dura
 e ammorbidire le ombre.                                                      






 





Un fattore fondamentale da sottolineare parlando dell'acquisto di flash esterni è la presenza o meno di tecnologia TTL.
Si intende per TTL (  Through-the-lens ) la capacità del flash di stabilire la potenza da utilizzare in base alla luce di ritorno, catturata da una fotocellula, in seguito ad un primo lampo di prova che l' occhio umano non riesce a percepire, seguito dal lampo definitivo che esporrà il soggetto da fotografare.
Questa funzione fa aumentare sensibilmente il prezzo dei flash, infatti lo Yongnuo Y560 accessibile a prezzi decisamente più bassi non offre tale possibilità.
Questo è sicuramente uno svantaggio se si vuole utilizzare il flash on camera senza pensare ad impostare manualmente la potenza, in questo caso è indispensabile avere un flash TTL o si rischia di diventare pazzi...

Se invece, come nel mio caso, pensate di utilizzare il flash off camera in uno studio, professionale o casalingo che sia, la mancanza della funzione TTL non è un dramma perché abbiamo la possibilità di valutare comodamente la potenza da utilizzare in base alle impostazioni della fotocamera, all'ambiente e al soggetto da fotografare.
Inizialmente è un pò complicato capire come impostare il flash, ma con l'esperienza diviene tutto più semplice e automatico.

In linea di massima sono implicati tre fattori:
1  Numero guida del flash
2 Diaframma
3 Distanza flash-soggetto

Il numero guida del flash, fornito dal produttore, indica la potenza sprigionata da quest'ultimo. Tale valore serve a calcolare la distanza giusta tra luce e soggetto, e l'apertura del diaframma.
Quindi quando utilizziamo fotocamera e flash in manuale dobbiamo tener conto di questi valori.


La regola da seguire è semplice, premettendo che il numero guida si riferisce sempre ad una sensibilità di 100 ISO:


Distanza (in metri) = Numero guida / Diaframma


Diaframma = Numero guida / Distanza


Ma come si fa a gestire direttamente la potenza del flash?


Ogni modello avrà una tipologia di menù differente, ma in sostanza la potenza del flash è espressa in frazioni.
 1/1 indica potenza piena, in questo modo avremo una enorme quantità di luce ma dovremo stare attenti in quanto in questo modo esauriremo in fretta le batterie del flash.
E' possibile impostare potenze inferiori come 1/2 cioè mezza potenza, 1/4, 1/8 e così via fino alla potenza minima ( sul mio modello ) di  1/32.


Bisogna tener conto anche della focale utilizzata, questo perchè all'interno del flash è presente una parabola che spostandosi modifica l'angolo di spazio che il flash andrà ad illuminare.
Questo significa che la distanza dal soggetto gioca un ruolo chiave in questo caso.
Nel menù del flash è possibile indicare a che focale si vuole staccare per gestire la parabola.


  • Se siamo molto vicini al soggetto e scattiamo ad una focale corta ad esempio a 35 mm o 50 mm l'angolo sarà più ampio.                      
  • Se invece scattiamo con focali maggiori come 105mm, essendo distanti dal soggetto, l'angolo sarà più stretto in modo da incanalare la luce e mantenere la potenza adeguata anche da una distanza maggiore.



L'ultima cosa da menzionare parlando di flash esterni è il tempo di sincronizzazione o sync speed.
Quando abbiamo parlato di tempo di scatto abbiamo posto la nostra attenzione sulle tendine dell'otturatore. Queste tendine sono la  causa del sync speed.
Questo avviene perché il movimento dell'otturatore lascia scoperto il sensore solo per l'intervallo di tempo da noi impostato, ed è in questo tempo che il lampo del flash arriverà al sensore. Se il tempo di scatto è troppo alto, cioè se le tendine scoprono il sensore per un tempo troppo breve, sulla foto si formerà una banda nera.
Quello è il segno che mentre il flash stava ancora illuminando il soggetto la seconda tendina ha iniziato a salire impedendo alla luce di arrivare al sensore.
Il valore del sync speed dipende dalla fotocamera e dal flash, su molti modelli esso è di 1/200 di secondo, ma alcune fotocamere di fascia alta arrivano a tempi maggiori.


Di seguito vediamo alcuni esempi di foto scattate con tempi più alte del sync speed e su di esse potete vedere chiaramente la banda scura.




Vi lascio con alcuni scatti che ho realizzato utilizzando lo Yonguo Y560.
Non mi resta altro da dire se non che il modo migliore per comprendere a pieno tutte queste informazioni e procedure è quello di fare esperienza, scattando il più possibile e cercando di ottenere risultati sempre migliori non solo ci divertiremo, ma impareremo dai nostri errori e affineremo la tecnica.


Nel prossimo post parleremo della luce, un argomento già trattato molte volte per ovvi motivi parlando di fotografia, ma questa volta ci soffermeremo sulle varie caratteristiche della luce facendo riferimento all'utilizzo di flash esterni e di altre attrezzature.


Dado
foto di Gianni Luccheo




Matita dinamic   
foto di Gianni Luccheo
















                                                                    




















Fumo
foto di Gianni Luccheo

17 gen 2012

Post-produzione

Il vantaggio maggiore derivante dall'utilizzo e dalla diffusione della fotografia digitale sta nella possibilità di poter modificare il file che si intende ottenere nel corso della sua realizzazione.
Questo significa che le fotocamere digitali odierne consentono, una volta effettuato lo scatto, non solo di poter vedere il risultato in tempo reale sul dispay ( vantaggio già enorme rispetto all'analogico in cui bisognava aspettare lo sviluppo dell'intera pellicola), ma di poter inoltre modificare il risultato ottenuto.

Questo consente di migliorare, attraverso programmi da installare sul proprio computer, parametri come esposizione, bilanciamento del bianco e composizione.
La conseguenza nell'effettuate queste modifiche però è che nel salvare l'immagine con le nuove caratteristiche avremo sempre una perdita di risoluzione.

Si facilità così il lavoro del fotografo.
Negli anni del digitale infatti chi scattava una fotografia era consapevole che commettere errori sul campo significava sprecare pellicola preziosa, e quindi denaro.
Oggi invece uno scatto errato, che non può essere recuperato in post-produzione, può essere facilmente eliminato dalla scheda di memoria.

In cosa può essere utile la post produzione?

Riduzione del rumore.
Un tipo di intervento in post-produzione su cui molti fotografi fanno affidamento è la possibilità di ridurre il rumore digitale
Alcuni softwere sono in grado di diminuire sensibilmente questo fattore negativo gestendo un paramentro detto luminanza.
Aumentando la luminanza infatti si fa in modo che i dettagli della foto siano meno definiti, in questo modo la grana formatasi in seguito all'utilizzo di valori ISO elevati diventa meno evidente. Questa diminuzione dei dettagli però deve essere gestita attentamente per evitare che nel risultato finale la foto appaia troppo sfocata.






Controllo dell'esposizione.




Un altro esempio consiste nel gestire l'esposizione della nostra fotografia.
Se sul campo abbiamo ottenuto uno scatto troppo scuro, grazie alla post-produzione possiamo modificare  l'esposizione del file in modo da far emergere i dettagli catturati dal sensore, ottenendo così un risultato accettabile.
Questo naturalmente si applica anche al concetto opposto ovvero a foto troppo esposte o "bruciate" che possono essere corrette diminuendo l'esposizione.


Bisogna però ricordare che non tutti gli scatti possono essere recuperati. Foto completamente bruciate o scure infatti non forniscono al programma che utilizziamo le informazioni sufficienti per recuperare i dettagli persi sul campo. In questo caso quindi dovremo rinunciare allo scatto.

QUALE FORMATO USARE?

Le nostre fotocamere reflex possono scattare in due formati diversi

  • JPEG
  • RAW

Il primo è un file compresso.
Impostando la fotocamera in modo che essa salvi le immagini come file JPEG facciamo in modo che, nell'istante in cui scattiamo, la macchina comprime automaticamente il file prima di salvarlo. In questo modo si riduce la sua dimensione per cui avremo la possibilità di salvare un numero maggiore di foto in memoria, ma ovviamente questo comporta anche una diminuzione della loro qualità in termini di risoluzione.

Il secondo invece significa letteralmente file grezzo.
Il file RAW infatti non viene compresso dalla macchina, ma rimane in memoria così come il sensore lo ha percepito. Il vantaggio sta nel mantenere un'immagine più fedele alla realtà e con una maggiore risoluzione, il rovescio della medaglia però consiste nel fatto che il file sarà molto più grande e pesante, per cui la memoria potrà contenerne un numero sicuramente inferiore.


Per utilizzare qualche numero possiamo dire che un file JPEG con buona risoluzione occupa all'incirca 5 Mb mentre un file RAW può arrivare anche a 12 Mb, una differenza notevole.
Questo comporta che una memoria da 4 Gb potrà contenere fino a 460 file JPEG, mentre scattando in RAW si potranno salvare al massimo 225 foto.


Per questo motivo alcune persone, disponendo ad esempio di una sola scheda memoria, decidono di scattare in formato JPEG per evitare di saturare in breve tempo lo spazio disponibile , altri invece preferiscono portare nella borsa qualche memoria di riserva per poter scattare in RAW e non rinunciare alla qualità delle foto.

Formati e post-produzione.

I due formati appena illustrati portano a risultati completamente diversi in seguito a modifiche in post-produzione.




I file JPEG risentono molto questo processo semplicemente perchè, come abbiamo già detto, ogni modifica che andiamo ad apportare sulla foto causerà una diminuzione della risoluzione.
differenza tra RAW (a destra) e JPEG (a sinistra).
Partire da un file JPEG (già compresso) per poi applicare una modifica in post-produzione significa ridurre sensibilmente la risoluzione dell'immagine che infatti non sarà adatta a stampe di grandi dimensioni.


I file RAW invece partono da una risoluzione maggiore
 non essendo compressi al momento dello scatto.
Per questo quando applichiamo la post-produzione
 al file grezzo la perdita di risoluzione non inciderà 
molto sul risultato finale. Naturalmente se fosse 
necessario apportare una seconda modifica alla foto
 dovremo effettuarla sempre sul file originale RAW
 non su quello già modificato, conservando così tutti i 
dettagli della foto appena scattata.

SOFTWARE DI POST-PRODUZIONE


Il programma più utilizzato in tutto il mondo per la post-produzione è sicuramente Photoshop, famosissimo programma a pagamento di casa Adobe che con le sue infinite estensioni e versioni offre al fotografo una possibilità di elaborazione e controllo totale dello scatto.
Adobe propone anche Lightroom, che da poco ha presentato la sua quarta versione. Questo programma di foto-editing consente di gestire e modificare gli scatti in maniera più rapida e intuitiva del precedente.


Esistono anche programmi gratuiti come Gimp, con molte funzioni simili a photoshop che permette di ottenere risultati gradevoli senza dover spendere denaro ulteriore.


Bene finisce qui questa introduzione al mondo della post-produzione, come abbiamo già detto una tecnica molto utile e da utilizzare con attenzione.
Occorre una buona tecnica per utilizzare questi programmi e sulla rete si trovano moltissimi tutorial e spiegazione per effettuare semplici modifiche alle nostre foto.
Ricordate che la bravura di un fotografo sta anche nel saper imparare dai suoi errori.


Un saluto.
Grazie.
Gianni Luccheo.

8 gen 2012

SENSIBILITÀ ISO

La sigla ISO indica l'associazione che si occupa di standardizzare prodotti e misure a livello mondiale, ovvero la  International Organization for Standardization.


In ambito fotografico questo parametro fa riferimento alla luce.





esempio di pellicola fotografica




Nelle fotocamere analogiche le ISO
indicano la sensibilità della pellicola,
 mentre nelle nuove macchine
 fotografiche digitali ci si riferisce
 alla sensibilità del sensore.
esempio di sensore digitale


Essa è indicata da valori numerici (100 200 400 800). A basse ISO corrisponde una bassa sensibilità e quindi per esporre la foto avremo bisogno di una grande quantità di luce,
Al contrario valori ISO elevati aumentano la sensibilità, per cui basterà utilizzare meno luce per ottenere lo stesso risultato.




Come sempre la quantità di luce influenza le nostre foto. Utilizzando ISO 200 ad esempio il sensore ha bisogno della metà della luce che avrebbe bisogno ad ISO 100 per effettuare la medesima fotografia. A 400 ISO sarà necessaria una quantità di luce 4 volte più piccola e così via.
Inoltre questo influenza anche IL TEMPO DI SCATTO in quanto se ad esempio, in particolari condizioni, a 100 ISO avrò bisogno di scattare una foto a 1/30s, aumentando il valore ISO riuscirò a scattare utilizzando tempi più alti e magari a bloccare il movimento di un soggetto che prima non avrei potuto fotografare.
Valori elevati quindi sono utilizzati in condizioni di scarsa luminosità o quando si presenta la necessità di scattare con tempi veloci o diaframmi chiusi.


Parlando di ISO e di sensibilità è doveroso fare riferimento al rumore digitale.
Esso è legato, da particolari formule fisiche, alla conversione di un segnale luminoso in uno elettrico.
A basse sensibilità si manifesta un rumore ridotto, mentre ad alte ISO il disturbo aumenta e, sulle nostre foto, vedremo formarsi una "grana" che condizionerà la riuscita dello scatto. Questa grana potrà essere ridotta in fase di post-produzione di cui parleremo in seguito.


I sensori delle fotocamere si comportano diversamente al variare dei valori ISO.
La maggior parte dei modelli coprono un range che va da 100 a 3200 o 6400 ISO, ma esistono fotocamere professionali che arrivano a valori di sensibilità di 204.000 ISO (come la nuova Nikon D4)


Non è semplice spiegare questi concetti solo con le parole, per cui sarà meglio lasciarci guidare dalle immagini.
Ho realizzato le foto riportate di seguito aumentando di volta in volta i valori ISO in modo da rendere chiara l'influenza del rumore digitale.
L'esposizione non cambierà in quanto essa è mantenuta costante dai valori F e T, di cui abbiamo già parlato.








100 ISO


Rumore ridotto.
foto di Gianni Luccheo






ISO 800


Rumore moderato
foto di Gianni Luccheo








ISO 3200


Rumore consistente
foto di Gianni Luccheo








ISO H2 (cioè due stop oltre 3200)


Rumore elevato
foto di Gianni Luccheo
















Purtroppo date le dimensioni l'effetto non è molto visibile, ma con il minimo ingrandimento si nota una differenza abissale nella qualità dello scatto a causa della grana.




Si conclude così questo piccolo "mini corso" se così possiamo definirlo riguardante l' esposizione.
Abbiamo fatto riferimento ai tre parametri:




Questi tre concetti si intrecciano continuamente nella vita del fotografo formando " Il triangolo dell' esposizione".
Essi infatti formano un sottile equilibrio nel quale per scattare una foto correttamente esposta esistono varie combinazioni.
Sta a chi scatta scegliere la più idonea alle diverse circostanze che si troverà a dover affrontare.

Non mi resta che invitarvi all'esercizio, e ringraziarvi per la lettura.
A presto.

Gianni Luccheo.