17 gen 2012

Post-produzione

Il vantaggio maggiore derivante dall'utilizzo e dalla diffusione della fotografia digitale sta nella possibilità di poter modificare il file che si intende ottenere nel corso della sua realizzazione.
Questo significa che le fotocamere digitali odierne consentono, una volta effettuato lo scatto, non solo di poter vedere il risultato in tempo reale sul dispay ( vantaggio già enorme rispetto all'analogico in cui bisognava aspettare lo sviluppo dell'intera pellicola), ma di poter inoltre modificare il risultato ottenuto.

Questo consente di migliorare, attraverso programmi da installare sul proprio computer, parametri come esposizione, bilanciamento del bianco e composizione.
La conseguenza nell'effettuate queste modifiche però è che nel salvare l'immagine con le nuove caratteristiche avremo sempre una perdita di risoluzione.

Si facilità così il lavoro del fotografo.
Negli anni del digitale infatti chi scattava una fotografia era consapevole che commettere errori sul campo significava sprecare pellicola preziosa, e quindi denaro.
Oggi invece uno scatto errato, che non può essere recuperato in post-produzione, può essere facilmente eliminato dalla scheda di memoria.

In cosa può essere utile la post produzione?

Riduzione del rumore.
Un tipo di intervento in post-produzione su cui molti fotografi fanno affidamento è la possibilità di ridurre il rumore digitale
Alcuni softwere sono in grado di diminuire sensibilmente questo fattore negativo gestendo un paramentro detto luminanza.
Aumentando la luminanza infatti si fa in modo che i dettagli della foto siano meno definiti, in questo modo la grana formatasi in seguito all'utilizzo di valori ISO elevati diventa meno evidente. Questa diminuzione dei dettagli però deve essere gestita attentamente per evitare che nel risultato finale la foto appaia troppo sfocata.






Controllo dell'esposizione.




Un altro esempio consiste nel gestire l'esposizione della nostra fotografia.
Se sul campo abbiamo ottenuto uno scatto troppo scuro, grazie alla post-produzione possiamo modificare  l'esposizione del file in modo da far emergere i dettagli catturati dal sensore, ottenendo così un risultato accettabile.
Questo naturalmente si applica anche al concetto opposto ovvero a foto troppo esposte o "bruciate" che possono essere corrette diminuendo l'esposizione.


Bisogna però ricordare che non tutti gli scatti possono essere recuperati. Foto completamente bruciate o scure infatti non forniscono al programma che utilizziamo le informazioni sufficienti per recuperare i dettagli persi sul campo. In questo caso quindi dovremo rinunciare allo scatto.

QUALE FORMATO USARE?

Le nostre fotocamere reflex possono scattare in due formati diversi

  • JPEG
  • RAW

Il primo è un file compresso.
Impostando la fotocamera in modo che essa salvi le immagini come file JPEG facciamo in modo che, nell'istante in cui scattiamo, la macchina comprime automaticamente il file prima di salvarlo. In questo modo si riduce la sua dimensione per cui avremo la possibilità di salvare un numero maggiore di foto in memoria, ma ovviamente questo comporta anche una diminuzione della loro qualità in termini di risoluzione.

Il secondo invece significa letteralmente file grezzo.
Il file RAW infatti non viene compresso dalla macchina, ma rimane in memoria così come il sensore lo ha percepito. Il vantaggio sta nel mantenere un'immagine più fedele alla realtà e con una maggiore risoluzione, il rovescio della medaglia però consiste nel fatto che il file sarà molto più grande e pesante, per cui la memoria potrà contenerne un numero sicuramente inferiore.


Per utilizzare qualche numero possiamo dire che un file JPEG con buona risoluzione occupa all'incirca 5 Mb mentre un file RAW può arrivare anche a 12 Mb, una differenza notevole.
Questo comporta che una memoria da 4 Gb potrà contenere fino a 460 file JPEG, mentre scattando in RAW si potranno salvare al massimo 225 foto.


Per questo motivo alcune persone, disponendo ad esempio di una sola scheda memoria, decidono di scattare in formato JPEG per evitare di saturare in breve tempo lo spazio disponibile , altri invece preferiscono portare nella borsa qualche memoria di riserva per poter scattare in RAW e non rinunciare alla qualità delle foto.

Formati e post-produzione.

I due formati appena illustrati portano a risultati completamente diversi in seguito a modifiche in post-produzione.




I file JPEG risentono molto questo processo semplicemente perchè, come abbiamo già detto, ogni modifica che andiamo ad apportare sulla foto causerà una diminuzione della risoluzione.
differenza tra RAW (a destra) e JPEG (a sinistra).
Partire da un file JPEG (già compresso) per poi applicare una modifica in post-produzione significa ridurre sensibilmente la risoluzione dell'immagine che infatti non sarà adatta a stampe di grandi dimensioni.


I file RAW invece partono da una risoluzione maggiore
 non essendo compressi al momento dello scatto.
Per questo quando applichiamo la post-produzione
 al file grezzo la perdita di risoluzione non inciderà 
molto sul risultato finale. Naturalmente se fosse 
necessario apportare una seconda modifica alla foto
 dovremo effettuarla sempre sul file originale RAW
 non su quello già modificato, conservando così tutti i 
dettagli della foto appena scattata.

SOFTWARE DI POST-PRODUZIONE


Il programma più utilizzato in tutto il mondo per la post-produzione è sicuramente Photoshop, famosissimo programma a pagamento di casa Adobe che con le sue infinite estensioni e versioni offre al fotografo una possibilità di elaborazione e controllo totale dello scatto.
Adobe propone anche Lightroom, che da poco ha presentato la sua quarta versione. Questo programma di foto-editing consente di gestire e modificare gli scatti in maniera più rapida e intuitiva del precedente.


Esistono anche programmi gratuiti come Gimp, con molte funzioni simili a photoshop che permette di ottenere risultati gradevoli senza dover spendere denaro ulteriore.


Bene finisce qui questa introduzione al mondo della post-produzione, come abbiamo già detto una tecnica molto utile e da utilizzare con attenzione.
Occorre una buona tecnica per utilizzare questi programmi e sulla rete si trovano moltissimi tutorial e spiegazione per effettuare semplici modifiche alle nostre foto.
Ricordate che la bravura di un fotografo sta anche nel saper imparare dai suoi errori.


Un saluto.
Grazie.
Gianni Luccheo.

8 gen 2012

SENSIBILITÀ ISO

La sigla ISO indica l'associazione che si occupa di standardizzare prodotti e misure a livello mondiale, ovvero la  International Organization for Standardization.


In ambito fotografico questo parametro fa riferimento alla luce.





esempio di pellicola fotografica




Nelle fotocamere analogiche le ISO
indicano la sensibilità della pellicola,
 mentre nelle nuove macchine
 fotografiche digitali ci si riferisce
 alla sensibilità del sensore.
esempio di sensore digitale


Essa è indicata da valori numerici (100 200 400 800). A basse ISO corrisponde una bassa sensibilità e quindi per esporre la foto avremo bisogno di una grande quantità di luce,
Al contrario valori ISO elevati aumentano la sensibilità, per cui basterà utilizzare meno luce per ottenere lo stesso risultato.




Come sempre la quantità di luce influenza le nostre foto. Utilizzando ISO 200 ad esempio il sensore ha bisogno della metà della luce che avrebbe bisogno ad ISO 100 per effettuare la medesima fotografia. A 400 ISO sarà necessaria una quantità di luce 4 volte più piccola e così via.
Inoltre questo influenza anche IL TEMPO DI SCATTO in quanto se ad esempio, in particolari condizioni, a 100 ISO avrò bisogno di scattare una foto a 1/30s, aumentando il valore ISO riuscirò a scattare utilizzando tempi più alti e magari a bloccare il movimento di un soggetto che prima non avrei potuto fotografare.
Valori elevati quindi sono utilizzati in condizioni di scarsa luminosità o quando si presenta la necessità di scattare con tempi veloci o diaframmi chiusi.


Parlando di ISO e di sensibilità è doveroso fare riferimento al rumore digitale.
Esso è legato, da particolari formule fisiche, alla conversione di un segnale luminoso in uno elettrico.
A basse sensibilità si manifesta un rumore ridotto, mentre ad alte ISO il disturbo aumenta e, sulle nostre foto, vedremo formarsi una "grana" che condizionerà la riuscita dello scatto. Questa grana potrà essere ridotta in fase di post-produzione di cui parleremo in seguito.


I sensori delle fotocamere si comportano diversamente al variare dei valori ISO.
La maggior parte dei modelli coprono un range che va da 100 a 3200 o 6400 ISO, ma esistono fotocamere professionali che arrivano a valori di sensibilità di 204.000 ISO (come la nuova Nikon D4)


Non è semplice spiegare questi concetti solo con le parole, per cui sarà meglio lasciarci guidare dalle immagini.
Ho realizzato le foto riportate di seguito aumentando di volta in volta i valori ISO in modo da rendere chiara l'influenza del rumore digitale.
L'esposizione non cambierà in quanto essa è mantenuta costante dai valori F e T, di cui abbiamo già parlato.








100 ISO


Rumore ridotto.
foto di Gianni Luccheo






ISO 800


Rumore moderato
foto di Gianni Luccheo








ISO 3200


Rumore consistente
foto di Gianni Luccheo








ISO H2 (cioè due stop oltre 3200)


Rumore elevato
foto di Gianni Luccheo
















Purtroppo date le dimensioni l'effetto non è molto visibile, ma con il minimo ingrandimento si nota una differenza abissale nella qualità dello scatto a causa della grana.




Si conclude così questo piccolo "mini corso" se così possiamo definirlo riguardante l' esposizione.
Abbiamo fatto riferimento ai tre parametri:




Questi tre concetti si intrecciano continuamente nella vita del fotografo formando " Il triangolo dell' esposizione".
Essi infatti formano un sottile equilibrio nel quale per scattare una foto correttamente esposta esistono varie combinazioni.
Sta a chi scatta scegliere la più idonea alle diverse circostanze che si troverà a dover affrontare.

Non mi resta che invitarvi all'esercizio, e ringraziarvi per la lettura.
A presto.

Gianni Luccheo.



6 gen 2012

DIAFRAMMA

Con questo post porremo la nostra attenzione su un altro parametro molto importante per scattare ottime fotografie, ovvero l'apertura del diaframma.

Wikipedia lo definisce come  "un'apertura solitamente circolare o poligonale, incorporata nel barilotto dell'obiettivo, che ha il compito di controllare la quantità di luce che raggiunge la pellicola (in una fotocamera convenzionale) o i sensori (in una fotocamera digitale) nel tempo in cui l'otturatore resta aperto (tempo di esposizione)."


Come nel caso dell' otturatore, illustrato nel post precedente, il diaframma regola la quantità di luce che andrà a colpire il sensore. La differenza sostanziale è che mentre l'otturatore è situato nel corpo della fotocamera il diaframma si trova nell'obiettivo.


Il funzionamento del diaframma è controllato da una piccola leva posta all'interno dell'obiettivo che gestisce direttamente le lamelle facendole aprire o chiudere come si vede in figura






L'apertura è indicata con la lettera " f " seguita da un numero, più piccolo è il numero più il diaframma è aperto.
Nella figura in alto infatti notiamo che a f2.8 il diaframma è completamente aperto, ovvero l'obiettivo è alla sua apertura massima. A f11 invece si arriva alla minima apertura.


Probabilmente vi starete chiedendo quale sia il motivo per cui è stato inserito un diaframma nell'obiettivo che vada a gestire la luce in entrata, quando pochi centimetri dopo, all'interno della fotocamera, è già presente l'otturatore con apparentemente lo stesso scopo.
Ebbene il motivo esiste ed è semplicemente quello che otturatore e diaframma non hanno affatto lo stesso scopo.


Il diaframma influenza la profondità di campo, non ha nulla a che vedere quindi con la velocità di scatto come l'otturatore. Prima di continuare la trattazione però è giusto soffermarsi sul concetto di profondità di campo.


Essa è la porzione di spazio posta anteriormente e posteriormente al soggetto messo a fuoco che appare nitida nella foto.
Per afferrare meglio il concetto si può fare una semplice prova. Se osserviamo una penna posta vicino ai nostri occhi noteremo che lo sfondo dietro di essa apparirà sfocato. Questo perché i nostri occhi riescono a mettere a fuoco la penna, ma non lo sfondo. Questa si definisce bassa profondità di campo cioè si riesce a mettere a fuoco un' area poco profonda dello spazio.


La profondità di campo è influenzata dall'apertura del diaframma. Grandi aperture infatti hanno basse profondità di campo, mentre piccole aperture garantiscono una profondità più estesa. 
Vediamo alcuni esempi:                                        






Nikon D3100; Nikon 18-55 f 4 foto Gianni Luccheo









Le prime due foto sono state scattate con un diaframma aperto a f 4, infatti 
lo sfondo alle spalle è completamene sfocato.
Nikon D3100; Sigma 70-300 f 4 foto Gianni Luccheo
Questo effetto è gradevole in fotografia perchè da maggior risalto al soggetto principale isolandolo e concentrando su di esso l' attenzione dell'osservatore.











Nikon D3100; Nikon 18-55 f 11 foto Gianni Luccheo


















Questo scatto invece è stato realizzato a f 11 cioè chiudendo maggiormente il diaframma.Questo ha permesso di mantenere i dettagli anche all'orizzonte.






L'apertura del diaframma è motivo di attenzione particolare nell'acquisto di un obiettivo.
Alcuni molto luminosi, cioè con grandi aperture del diaframma permettono buone foto notturne. Inoltre obiettivi fissi come il 50 mm f 1.4 o il 35 mm f 1.8, ( il numero indica l'apertura massima) sono molto usati nei ritratti in quanto la loro grande luminosità permette di dare risalto ai dettagli del viso, e la ridotta profondità di campo da l'effetto sfondo sfocato molto gradevole, il quale è definito in fotografia con il termine giapponese Bokeh.




Concludiamo così il secondo articolo sull'esposizione, nel prossimo parleremo di sensibilità ISO e capiremo come essa ha effetto sulle nostre foto.


Come sempre vi ringrazio per la lettura.
Saluti.


Gianni Luccheo

5 gen 2012

TEMPO DI SCATTO

L'esposizione è un parametro fondamentale nella fotografia.
In breve essa indica la quantità di luce che facciamo entrare nella fotocamera, attraverso l'obiettivo, che colpisce il sensore.

Wikipedia la definisce " il tempo durante il quale l'elemento sensibile(pellicola fotografica, per la fotografia tradizionale o sensore elettronico, per quella digitale), resta esposto alla luce che passa attraverso il sistema ottico (obbiettivo); più spesso, in gergo tecnico, la stessa parola indica la quantità totale di luce che nel suddetto periodo passa attraverso il sistema ottico. L'esposizione si misura in EV (valore di esposizione) ed è determinata con l'ausilio dell'esposimetro".
Letteralmente "fotografia" significa scrittura di luce in quanto con la fotografia analogica la luce andava letteralmente ad impressionare la pellicola.


Il fotografo gestisce la luce in entrata attraverso tre parametri.


Oggi vedremo il primo, ovvero il  tempo di scatto  o tempo di esposizione, indicato con la lettera  " T "






Esempio di otturatore
Questo parametro è legato all'otturatore della fotocamera, cioè il sistema a tendina che muovendosi permette alla luce di arrivare al sensore solo attraverso l'apertura tra le due componenti (come si può vedere in figura.) L'otturatore può muoversi a velocità diverse, alte velocità fanno entrare poca luce perché il passaggio tra le due tendine rimane per pochissimo tempo, mentre basse velocità fanno passare più luce.

E' proprio questo componente della fotocamera che da origine al tempo di scatto. Facciamo alcuni esempi:
Scattare ad 1/500  di secondo fa entrare pochissima luce perché l'otturatore si muove così velocemente che essa arriva al sensore solo per un tempo che è 500 volte più piccolo di un secondo.
Scattare ad 1/100 di secondo fa entrare una quantità di luce maggiore rispetto al valore precedente.
Scattare ad 1/20 di secondo lascia passare ancora più luce.
Quindi diminuire il tempo di scatto ci permette di aumentare l'esposizione (cioè far entrare molta luce) , viceversa aumentare il tempo di scatto la fa diminuire.

Alcuni modelli di fotocamere permettono di scattare con tempi fino a 30 secondi,questo vuol dire che l'otturatore resta aperto per 30 lunghissimi secondi, incredibile. Le reflex inoltre hanno la funzione BULB indicata con la lettera " B ". Essa permette di decidere a nostro piacimento (in base alle condizioni luminose) per quanto tempo tenere aperto l'otturatore. Infatti, in questa modalità, per tutto il tempo che terremo premuto il tasto di scatto  l'otturatore resterà aperto.

Ora poniamoci una domanda, ma a cosa serve tutto questo? Cosa comporta tutta questa luce che facciamo entrare o meno? Che effetto ha sulle nostre foto?

Ebbene come detto all'inizio il tempo di scatto è importantissimo per qualsiasi fotografo.
Nikon D3100; Sigma 70-300 t 1/500s
foto Gianni Luccheo
Tempi di scatto brevi "fermano il tempo" cioè permettono di congelare soggetti in movimento senza dar luogo a foto mosse, cioè quello sgradevole effetto scia dietro i soggetti che li fa apparire sfocati. Nella foto a destra infatti ho fotografato un gabbiano in volo ad 1/500s, questo è stato possibile solo aumentando di molto il tempo di scatto. Con tempi di 1/500 di secondo inoltre riusciamo a bloccare un' auto o una moto in piena corsa, ad 1/200 possiamo fotografare giocatori di calcio, animali o corridori, divertente no?

Questo si applica anche al concetto opposto, se vogliamo scattare una foto di notte o in condizione di pessima luminosità basterà diminuire il tempo di scatto ad il gioco è fatto, in questo modo faremo entrare quanta
 più luce possibile e otterremo una splendida foto.


Consideriamo ora il rovescio della medaglia.
Abbiamo detto che scattare con tempi molto alti blocca il tempo, dobbiamo però ricordare che fotografare un 'auto in movimento ad 1/500s significa far entrare poca luce dall'otturatore per cui abbiamo bisogno di fotografare in buone condizioni di luminosità o di modificare altri parametri come ISO o diaframma (di cui parleremo) altrimenti avremo una foto troppo scura.

Scattare con tempi molto bassi invece ha come conseguenza il creare foto mosse.
esempio di treppiedi
Oggi la maggior parte degli obiettivi sono stabilizzati ovvero posseggono delle componenti interne che limitano l'effetto mosso dovuto al tremore delle nostre mani.
Questo però non ci aiuta al di sotto di  tempi troppo bassi come 1s 2s 3s, in questo caso avremo bisogno di bloccare la fotocamera su un treppiedi in modo da non correre il rischio di muoverla durante lo scatto.


Inoltre è buona norma usare un telecomando di scatto remoto
 per evitare di muovere la fotocamera al momento dello scatto.
Se non si desidera acquistare questi telecomandi basterà impostare
 l'autoscatto per eliminare eventuali vibrazioni rimaste dopo aver premuto il tasto.

Quindi per riepilogare:


  • Tempi veloci                 ==>     Entra poca luce;  Soggetti bloccati
  • Tempi lenti                    ==>     Entra più luce;     Soggetti mossi
  • Tempi molto lunghi        ==>     Entra molta luce;  Treppiedi


Così si conclude il primo argomento della serie. Spero di essere stato esaustivo, questi sono concetti inizialmente complessi ma con il tempo diventano automatici. Vi lascio con alcune foto prese dalla mia raccolta che mettono in risalto i differenti valori di " t ".
Un saluto a tutti.
Grazie.

GIANNI LUCCHEO

Nikon D3100; Sigma 70-300 t 1/250 foto di Gianni Luccheo

Nikon D3100; Nikon 18-55 t 1/60 foto di Gianni Luccheo

In questo caso il soggetto si muoveva molto velocemente per cui occorrevano valori di " t " molto alti per creare un effetto surreale nel quale il tempo sembra fermarsi.
Per dare più luce ho utilizzato il flash.
Nikon D3100; Nikon 18-55 t 1/125 foto di Gianni Luccheo


In questa foto invece la luce dell'ambiente era più debole per cui bisognava utilizzare tempi leggermente più lenti.












In questo scatto la luce era fornita dal tramonto alle spalle ma la parte bassa dell'immagine restava scura.
Per bloccare il movimento del soggetto chiave ovvero l'ambulante ho aumentato la sensibilità ISO in modo da poter scattare ad 1/125s

Esposizione

Con i prossimi post mi pongo l'obiettivo di aiutare i lettori a familiarizzare con le più importanti regole e tecniche in ambito fotografico, attingendo dalla mia modesta esperienza fatta nel corso del tempo. Nella fattispecie mi riferisco all' esposizione. Argomento fondamentale per ogni fotografo.
Vedremo tre ambiti che influenzano l'esposizione:

Buona lettura a tutti.
Gianni  Luccheo.

Prima reflex

Parlando di fotografia la prima cosa su cui si pone l'attenzione è l'attrezzatura, più in particolare la fotocamera.
Il passaggio dalla "compattina" alla reflex è un momento emozionante. Si immagina come sarà quell'inconfondibile rumore allo scatto provocato dallo specchio o la soddisfazione derivante dal fatto di scattare foto spettacolari in modalità manuale.
La scelta della prima reflex è forse una delle decisioni più importanti che il neo-fotografo deve prendere.
A questo punto si apre un dibattito enorme su quale modello e marca scegliere. I marchi a disposizione sono vari:
Nikon
Canon
Sony
Olympus
Pentax...
Molto spesso il neofita si pone la stessa domanda che ha attanagliato la mente di innumerevoli persone: PRENDO CANON O NIKON???



Premetto che la mia intenzione non è quella di dare risposta a questa domanda ne tanto meno mettermi a criticare le decisioni di altri. Mi limiterò ad analizzare alcuni fattori che possono influenzare una scelta del genere.

Decidere non è semplice. La rete è piena di post simili a questo in cui si analizza lo stesso argomento. Vediamo alcuni consigli utili a chi ha deciso di regalarsi o farsi regalare una reflex.


  • Budget


A prescindere da quale marca sceglieremo inquadriamo bene quanto denaro vogliamo spendere.
Molte fotocamere si vendono in kit con obiettivi vari e analizzare il miglior rapporto qualità prezzo ci aiuterà a non pentirci in futuro di aver fatto scelte troppo avventate. Inoltre stiamo attenti a come vogliamo usare la fotocamera. Alcuni modelli hanno prezzi molto diversi pur avendo un sensore identico, magari la differenza sta solo nel poter girare video. Ora se la cosa ci fa comodo tanto meglio, ma se i video non sono nei nostri piani consiglierei di risparmiare quei soldi per poi investirli in ottiche migliori in futuro.



  • Provate con mano                              

Se acquisterete la macchina fotografica in un negozio specializzato o un centro commerciale chiedete di mostrarvi più modelli contemporaneamente e cercate di notare quale vi darà la giusta sensazione di sicurezza quando la impugnerete. Alcune fotocamere a seconda della marca hanno dimensioni diverse, alcune più piccole altre più "cicciottelle" anche a parità di fascia. Noterete che ognuna di esse vi darà una sensazione differente e quando pensate di aver trovato quella giusta fatevi spiegare le caratteristiche dal venditore. 
E' buona norma recarsi all'acquisto almeno con una competenza minima in materia per riuscire a decidere al meglio e a capire cosa vi dice il venditore.


Per quanto riguarda le varie marche è difficile se non impossibile stabilire a priori quale sia migliore.
Si potrebbe se mai fare un paragone tra singoli modelli di due case diverse, su internet si trovano molti confronti tra modelli "avversari" e guardarli, magari segnando su carta i punti più importanti può chiarirci le idee.
Ad esempio potremo vedere che tra due modelli di due case diverse, uno ha più megapixel ma l'altro lavora meglio a ISO elevati. Che uno ha una velocità di scatto maggiore ma l'altro mette a fuoco più velocemente e così via.
C'è da dire che i nuovi modelli hanno tecnologie così avanzate che offrono prestazioni un tempo impensabili.
Io ad esempio ho una Nikon D3100 (si è vero sono un nikonista) ovvero l'ultima arrivata nelle entry level di casa Nikon. Ora senza fare pubblicità  posso affermare che il sensore della mia "piccolina" non ha nulla da invidiare alle sorelle maggiori. (A fondo pagina una serie di miei scatti.)
Ovviamente parlo solo di sensore perché è ovvio che se consideriamo corpo, materiali e prestazioni aggiuntive essa rimane una entry level.

Bene credo che questi siano i fattori più importanti che possano influenzare la vostra decisione.
Concludo dicendo che, come anche voi vi accorgerete, la fotografia è un mondo che attira e affascina continuamente e senza sosta. Una volta scattata la prima foto andrete avanti per molto moltissimo tempo affinando la tecnica e la creatività. Vorrete migliorare la vostra attrezzatura e assimilare nuove conoscenze. Arriverete al punto che i vostri occhi vedranno tutto il mondo "attraverso un obiettivo". 
Spero di esservi stato di aiuto. Un saluto.

 Catturate più luce che potete...

GIANNI LUCCHEO.
                                                     



                                           (Oca Bosco di Portici
                                 Nikon D3100+ Sigma 70-300
                                                                   f4- 5.6)
 (Golfo di Napoli dal Vesuvio.
Nikon d3100 + Nikon 18-55 f3.5- 5.6)
(Sapri Nikon D3100 + Nikon 18-55 f3.5- 5.6)

                                        

Introduzione

Salve, questo è il mio primo post per cui le presentazioni sono cosa gradita.
Sono Gianni Luccheo ho venti anni e abito ed Ercolano in provincia di Napoli. Da circa due mi dedico alla fotografia amatoriale, soprattutto paesaggistica e macro. Sono studente universitario quindi non faccio della fotografia il mio lavoro, cosa che sinceramente mi farebbe gola, ma approfitto di ogni occasione per prendere la macchina fotografica e congelare momenti di vita quotidiana, la bellezza della natura e dettagli che agli occhi delle altre persone passano inosservati.
Con questo blog mi pongo l'obiettivo di creare una raccolta di  foto, post e discussioni riguardanti vari argomenti e tecniche.

Non mi resta che augurarvi una buona lettura.
Gianni Luccheo.